Secondo ciclo di incontri per conversare in lingua sui grandi testi della letteratura anglo-americana (qui il progetto). L’appuntamento era per il 24 marzo per parlare con ragazzi e ragazze del livello Elementary-to-Pre-Intermediate di Gulliver’s Travels, a torto considerato un libro per ragazzi. Purtroppo gli iscritti che si erano prenotati non sono venuti e ci siamo chiesti come mai. Il progetto è particolare e probabilmente il termine ‘letteratura’ spaventa chi non ha una buona padronanza dell’inglese. Ma il termine ‘letteratura’ va coniugato con ‘cultura’ e con ‘lingua’, nel senso che l’una è parte integrante delle altre due e affrontarle insieme può portare ad una maggiore conoscenza della lingua stessa. Senza contare il ruolo dell’insegnate che calibra la conversazione a seconda del livello. Chissà forse l’orario non era più consono o forse semplicemente hanno preferito fare altro. Eppure questo testo è ricco di spunti per ogni livello!
Innanzi tutto è una satira dei libri di viaggio che nel Settecento (il libro è del 1726) spopolavano in Inghilterra. Basti pensare che Robinson Crusoe di Daniel Defoe era stato pubblicato pochi anni prima. Inoltre è anche pieno di riferimenti alla politica del tempo. L’autore, Jonathan Swift, non risparmia nessuno, puntando il dito addirittura contro la specie umana. Ma andiamo per ordine.
Swift era un pastore anglicano irlandese di origini inglesi che scrisse pamphlet politici, poesie, saggi e molto altro. La sua vena ironica la si può apprezzare per esempio in A Modest Proposal dove suggerisce di risolvere il problema della sovrapopolazione in Irlanda dando letteralemtne in pasto ai ricchi anglo-irlandesi i bambini poveri. Visse quasi sempre a Londra dove entrò in contatto con alcune delle più importanti figure letterarie del tempo, quali J. Addison e R. Steele. Nel 1713 venne nominato decano della cattedrale di San Patrizio a Dublino, evento che segnò il suo ritorno in patria.
Gulliver’s Travels è la storia di Lemuel Gulliver, medico di bordo di varie imbarcazioni che regolarmente naufragano o vengono attaccate così da portarlo a scoprire posti sconosciuti. Il testo è suddiviso in quattro parti, ognuna delle quali fa riferimento ad uno dei suoi viaggi meravigliosi. La prima è incentrata su Lilliput, un mondo dove gli abitanti sono delle minuscole creature che lo catturano e solo in un secondo momento lo liberano. I lillipuziani sono un popolo bellicoso che sfrutta la statura di Gulliver per sconfiggere il nemico. Una parte interessante è data dalla descrizione degli oggetti presenti nelle tasche del nostro gigante, in quanto Swift ce le presenta dal loro punto di vista per cui un orologio da taschino divine un “globe, half silver, and half of some transparent metal”. Esilarante il pezzo in cui Gulliver decide di urinare sul palazzo imperiale per spegnere un pericoloso incendio.
La seconda parte conduce lettore e lettrice (che vengono continuamente interprellati con espressioni come ‘gentle reader’) in un mondo inverso dove Gulliver è minuscolo e gli abitanti sono dei giganti. Si tratta della penisola di Brobdingnag, popolo pacifico il cui re si indigna di fronte al racconto di Gulliver su come fare la polvere da sparo. Qui Gulliver viene prima accolto nella casa di un contadino la cui figlia si prende premurosamente cura di lui. Il contadino però spera di trarre guadagno da questa creaturina e lo porta al mercato e in giro per il paese per mostrarlo a pagamento ai curiosi. Gulliver viene poi acquistato dalla regina del regno e ammesso a corte dove però incorre in varie avventure non sempre edificanti. Questa parte è interessante perché Gulliver stesso ci fa notare il cambiamento radicale di prospettiva rispetto al viaggio precedente, per esempio riguardo al viso delle persone. Egli nota che quello dei lillipuziani gli era sembrato bello e senza particolari difetti, mentre ora che ha modo di vedere nel dettaglio quello dei giganti di Brobdingnag, si accorge che ad un’attento sguardo da vicino, la pelle è piena di difetti.
La terza parte ci trasporta verso l’isola volante di Laputa dove la scienza viene studiata in maniera astratta e vuota senza ricadute pratiche. In particolare la descrizione dell’accademia riflette una critica di alcuni aspetti della Royal Society inglese, l’accademia delle scienze nata nel 1660. In questa parte Gulliver intraprende anche un viaggio attraverso il tempo nell’isola di Glubbdubdrib (isola degli stregoni) dove gli viene servita una cena da dei fantasmi e ha la possibilità di vedere gli spiriti di grandi uomini del passato come Alessandro Magno, Omero e Aristotele e apprendere che la storia è ben diversa da come viene raccontata.
L’ultima parte è forse la più potente e suona incredibilmetne attuale, soprattuto alla luce di nuove teorie sul rapporto fra esseri umani e non umani (si veda per esempio il testo della filosofa Rosi Braidotti, Il postumano). Il luogo si chiama Houyhnhnms e i suoi abitanti sono dei cavalli razionali, creature sagge che vivono in pace e armonia e che non amano particolarmente degli ominidi barbari chiamati Yahoo (sì, il termine deriva da questo testo). Gulliver viene scambiato per uno di loro anche se viene considerato una loro versione più evoluta. Presto scopriremo che gli Yahoo sono gli esseri umani e che Gulliver, stando a contatto con la pratica di vita fatta di amore e amicizia dei cavalli razionali, sviluppa un forte disprezzo per la sua specie, tanto da rifiutarsi di tornare a casa da sua moglie e dai suoi figli. Quando poi vi ritorna non riesce a sopportare di essere toccato da loro per molto tempo.
Il libro è un capolavoro di ingegno e invenzione oltre che di satira. Per ogni popolazione che Gulliver incontra Swift si sofferma su costumi e tradizioni, sulla descrizione dei luoghi e sulle particlarità della lingua che ognuno di loro parla, lingua che Gulliver puntualmente riesce ad apprendere con successo. In questo senso, come nota lo studioso John Stacy, Gulliver’s Travels ricorda la saga di Star Trek e rappresenta un prototipo illuminante di science fiction.